Icona di SANTA DINFNA

CHI è SANTA DINFNA

† Gheel, Anversa, VII secolo

E’ considerata la patrona delle persone affette da disagi mentali e neurologici, dei luoghi di cura e delle professioni mediche che si occupano di questi malati, ma anche delle donne vittime d’incesto e di violenza.

Secondo una leggenda che risale al secolo XIII, Dinfna sarebbe stata figlia di un re pagano irlandese, del VII secolo, il quale dopo la morte della moglie, avrebbe voluta sposarla. Dinfna aveva 14 anni alla morte della madre ed era stata battezzata in segreto. Per allontanarsi dal padre Dinfna, aiutata dal sacerdote, Gerberno, suo confessore, si decise a fuggire per mare, trovando poi rifugio nella foresta di Geel, nella provincia di Anversa, territorio dell’attuale Belgio. E’ ancora la leggenda a narrare che il padre riuscì però a raggiungere i fuggiaschi e che, ad un nuovo rifiuto della figlia, fece decapitare prima Gerberno e poi anche Dinfna. 

I reperti che ci parlano della Santa

La ‘Vita’ di santa Dinfna fu scritta tra il 1238 e il 1247 da un canonico della collegiata di S. Aubert di Cambrai in Francia, il quale seguì la tradizione orale popolare. 

Il racconto, con elementi di antichissime favole popolari e che è arrivato fino ai nostri giorni, riferisce che entrambi sarebbero stati sepolti in due sarcofaghi bianchi all’interno di una caverna. A Geel sono ancora visibili i frammenti di due sarcofaghi d’epoca preromanica e un mattone con la scritta “MA DIPNA”. Nel secolo XIII ebbe luogo, sempre nella cittadina belga, una traslazione delle probabili reliquie di Dinfna in una chiesa che ancora contiene le sue spoglie, mentre quelle di Gerberno sono custodite a Xanten, in Germania.

Dinfna, patrona delle persone affette da malattie psichiatriche

Numerosi i miracoli che si susseguirono sul luogo del loro martirio, fra cui la guarigione di persone malate di mente o possedute, e anche le reliquie di Dinfna risultarono miracolose. Per di più secondo la leggenda, il disgraziato padre aveva ucciso la giovane in preda a un attacco di follia perché posseduto dal demonio, La Santa cominciò, dunque, ad essere invocata come patrona degli ammalati mentali, indemoniati, epilettici e sonnambuli. I suoi simboli sono la spada che la decapitò e il demonio incatenato ai suoi piedi.

Il ‘Martirologio Romano’ la ricorda al 30 maggio.

Gli abitanti di Geel si prendono i malati in casa

Nel Medio Evo, a causa dei frequenti pellegrinaggi, si formò a Geel una numerosa comunità di malati di mente tanto che, per accoglierli, nel 1286 venne costruita una casa. Dato però il loro numero sempre crescente, le autorità ecclesiastiche si rivolsero direttamente ai cittadini della città, chiedendo di condividere i loro sforzi e di aiutarli nel gestire i malati. Essi quindi venivano accolti e assistiti presso le famiglie del luogo: in termini moderni i malati venivano deistituzionalizzati partecipando alla vita sociale del paese. Questa sorta di anticipazione delle moderne “case famiglia”, costituì un fatto importante per la storia delle terapie e della carità cristiana nei loro confronti. Qui nel IX secolo venne fondato un vero e proprio istituto psichiatrico e ancora oggi a Geel si praticano cure avanzate, ad esempio occupando i pazienti con attività lavorative durante il giorno. E ancora oggi molte famiglie della località hanno l’abitudine di accogliere un malato nella propria casa, come fosse un figlio in più, un parente o un amico.

Se avete letto la mia presentazione in “CHI SONO” capite perché ho realizzato l’icona di questa Santa: è la mia protettrice.

 

 

 

Icona di San Giuseppe con il Bambino

Anno 2020: pandemia Covid-19. Tutti in casa per giorni e giorni.  

Il tempo a disposizione mi ha permesso di portare a termine una Icona che mi era stata commissionata: San Giuseppe con il Bambino.

Questa è l’icona che mi è stata sottoposta come esempio

 

Il committente ha voluto espressamente che i due personaggi si guardassero, per sottolineare il rapporto fra di loro.

Abbiamo anche scelto due colori diversi per il manto e la veste di San Giuseppe, marrone e blu, rifacendoci ad altre icone.

Ho rifatto tutto il disegno, migliorandolo.

 

Ecco tutte le fasi della realizzazione

 

Ecco il risultato

San giuseppe

 

 

 

Piccola gratificazione

P. Marek Jeżowsk, direttore della rivista polacca Życie Konsekrowane (Vita consacrata), mi ha chiesto il permesso di usare per la copertina del numero dedicato alla riconciliazione e perdono, l’immagine della mia icona di Santa Rita.

Sono internazionale!

Copertina Życie Konsekrowane